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Kin-Dza-Dza!

© 1986 aventi diritto.

UNA COMMEDIA DISTOPICA RUSSA INTRISA DI HUMOR NERO: IN PATRIA È STATA UN FENOMENO DI PORTATA TALE, CHE ALCUNI MODI DI DIRE DEL FILM SONO ENTRATI NELLO SLANG QUOTIDIANO.

Lungo la Kalinin Prospekt, una delle strade centrali della Mosca del 1980, zio Vova e “un violinista” si avvicinano ad uno strano individuo scalzo, con un abito a brandelli che importuna ogni passante con una singolare domanda «Sapete dirmi il numero del vostro pianeta o almeno della vostra galassia a spirale?» Inutile dire che gli sconcertati personaggi non hanno la risposta alla domanda dello straniero, il quale si presenta come un alieno proveniente da Pluke, un pianeta della galassia Kin-Dza-Dza. Quando mostra loro il dispositivo alieno con cui è giunto, zio Vova ne preme un pulsante… catapultandosi insieme al violinista nel bel mezzo del deserto di Pluke! Torna un cliché classico della fantascienza, quello dei protagonisti approdati in un mondo alieno e costretti a faticare per tornare a casa propria. Quelli di questo film saranno però costretti a fare la conoscenza di una delle società più assurde mai portate sul grande schermo.

«You on Earth have a very primitive society, you donʼt even make differences by the colour of oneʼs pants!»
– Uef
Pluke: anche la sabbia ha il suo posto.

Film russo del 1986, Kin-Dza- Dza! è una commedia distopica intrisa di humor nero. In patria è stata un fenomeno di portata tale, che alcuni modi di dire del film sono entrati nello slang quotidiano! Poi Kin-Dza-Dza! ha catturato gli appassionati di fantascienza, ma il film non è mai diventato veramente famoso fuori dalla Russia. Resta un prodotto di nicchia, troppo vecchio per piacere alle nuove generazioni di appassionati, e a volte troppo ignoto per arrivare ai fan attempati. Cʼè da dire che questa commedia nasce fin dal principio come critica al regime comunista dellʼURSS: lo sceneggiatore Revaz Gabriadze e il regista Georgiy Daneliya non erano affatto nuovi alle opere parodistiche, ma proprio perché di genere fantascientifico Kin-Dza-Dza! è stato in grado di cogliere appieno il paradosso del comunismo russo, dimostrando ancora una volta lʼenorme potere della distopia. Stiamo parlando di un film parodistico, quindi del tutto normali le cose non possono essere. I Plukiani comunicano telepaticamente, quindi non hanno bisogno di un linguaggio e hanno unʼunica parola che significa qualsiasi cosa: ku. Lo si sentirà ripetere in continuazione, accompagnato ai gesti più strani e ai rituali di presentazione più strampalati. La società è così complessa, gli strati sociali così tanti e così fondamentali, che ogni abitante di Pluke si accompagna ad un dispositivo che individua esattamente il ruolo sociale di chi ha davanti e gli spiega come si deve comportare con lʼinterlocutore! Ci sarebbe da disquisire molto a lungo sul significato di avere nel proprio vocabolario giusto una parola, una parolaccia e una manciata di termini importanti, finendo inevitabilmente per andare a parare sulla standardizzazione dellʼidentità personale, alla quale però viene inevitabilmente affiancato il ruolo, dai cui limiti non si può uscire. Sempre come critica al comunismo è stata costruita anche lʼambientazione. Tutto è coperto di sabbia, ogni oggetto ha un aspetto inevitabilmente scassato e poco funzionante, tutto è arrugginito, vecchio e grigio. In effetti, si potrebbe dire che Kin-Dza-Dza! ha un sentore steampunk (proprio mentre alcuni autori cercavano di definirne il manifesto). Ora, non è che “comunismo” implichi “cose che non funzionano”, ma stiamo parlando di un film russo fatto da russi in un periodo in cui il comunismo stava fortemente venendo messo in discussione. Così tanto in discussione che lo stato pensò di applicare una forte censura sul “ku” ripetuto per tutto il film, ritenendo trattarsi di un modo per prendere in giro lʼallora capo dello stato Konstantin Ustinovic Černenko. Ma Černenko morì, e il potere passò a Michail Sergeevič Gorbačëv, il che rese inutile la censura su “ku”… e portò poi allo scioglimento dellʼURSS e a un progressivo allentarsi del regime comunista. La divagazione storica, in questo caso, è fondamentale per capire lo spirito con cui Gabriadze e Daneliya hanno creato Kin-Dza-Dza!

Armandosi di molta pazienza. Il DVD costa una ventina di euro, almeno lʼultima volta che ho guardato su Amazon (gli sto facendo la posta). Il DVD contiene la traduzione in inglese e francese, lʼitaliano lo troviamo invece solo nei sottotitoli insieme a inglese, francese, spagnolo e tedesco. Inoltre, nel 2013 Daneliya ha realizzato il remake come film dʼanimazione dal titolo Ku! Kin-Dza-Dza! (e peggioriamo il suono del titolo), rivolto ad un pubblico più giovane e più internazionale. Il progetto è riuscito alla perfezione, visto che nello stesso anno ha vinto il premio come Miglior Film dʼAnimazione agli Asian Pacific Screen Awards.

Ku!

Consigliato? Consigliatissimo! Certo, bisogna essere in grado di sopportare lo humor russo, cosa che non è sempre facilissima visto che, soprattutto nelle commedie come Kin-Dza-Dza!, la tendenza dei russi è quella di lasciarsi un poʼ andare alle scenette ridicole. Però proprio questo permette, prendendo il film con lo spirito giusto, di ridere di gusto. E poi, restano sempre quelle atmosfere indefinite che soltanto i registi russi riescono a mettere nei loro prodotti, che sono assolutamente inspiegabili. Hanno un modo diverso di fare il cinema, che è sempre stato in grado di tenermi sospesa e farmi amare tante delle loro opere – nonostante 135 minuti di film siano comunque onerosi. Nonostante sia ambientato su Pluke e non sulla Terra, cʼè tanto della Russia in questo film: lʼinvalicabile ruolo sociale da rispettare ad ogni costo, la visione “rugginosa” che molti abitanti dellʼURSS avevano (hanno ancora oggi, a volte) del loro mondo, la sensazione di degrado costante, di malinconia e, per noi “al di qua” del Muro, di infinita e incolmabile distanza.

Credits

Nazione: URSS – Anno: 1986 – Genere: commedia fantascientifica distopica – Durata: 135′ – Regia: Georgiy Daneliya – Sceneggiatura: Georgiy Daneliya, Revaz Gabriadze – Scenografia: Alexandr Samulekin, Teodor Tezhik – Musiche: Gia Kancheli.
Cast. Stanislav Ljubšin: zio Vova – Yevgeni Leonov: Uef – Jurij Yakovlev: Bi – Levan Gabriadze: il Violinista.