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The Whispers: c’è qualcuno che sussurra ai bambini

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SERIE TV, PRESENTATA CON “C’È QUALCUNO CHE SUSSURRA AI BAMBINI”, CHE VUOLE QUALIFICARSI COME UNA SPECIE DI THRILLER PSICOLOGICO CON ELEMENTI DA SCI-HORROR.

La serie TV The Whispers ha debuttato sulla ABC il 1 giugno 2015, senza riuscire a partire davvero con uno sprint. Meno di 6 milioni di spettatori al suo debutto, un “niente di che” (comunque positivo) che è andato calando – la palese mancanza di mordente della serie ha portato gli spettatori dai 5,7 milioni iniziali ai 4 circa della quinta puntata ma non sarà sufficiente a decretare la chiusura dello show alla prima stagione. Per vedere The Whispers in Italia, ci sarà ancora da aspettare, mi chiedo quanti ascolti potrebbe collezionare nel nostro Paese una serie così mal pubblicizzata. Probabilmente catturerà chi aspetta una nuova sfavillante performance da parte di Lily Rabe (vista in vari ruoli in American Horror Story), Milo Ventimiglia (famoso per il ruolo di Peter Petrelli di Heroes) e David Andrews, famoso più che altro per la grande quantità di ruoli recitati nella sua lunga carriera.

I miei dubbi partono però dall’ideatore della serie, Soo Hugh, diventato famoso per aver curato Under The Dome (tratto da La Cupola, una novella di Stephen King), una serie che ho trovato a dir poco noiosa. La presenza di Steven Spielberg come produttore esecutivo di The Whispers rialzava almeno un po’ le mie speranze riguardo alla serie (anche se dopo Terranova e Falling Skies…), ma gli ascolti in costante calo mi abbattono di nuovo. Siamo davanti al caso in cui “al pubblico generalista fa schifo e gli appassionati lo adoreranno” o a quello del “è insipido, tutto qui”? È un po’ difficile definirlo a priori.

ABC sembrava credere molto in The Whispers, che ha voluto rendere la sua punta di diamante per la stagione estiva del 2015, anche perché sperava probabilmente di poter in questo modo rivaleggiare con le altre emittenti le quali, per il 2015-2016, hanno rinnovato grandi serie come The X-Files (in arrivo su Fox con una miniserie) o si apprestano a lanciare quantità esorbitanti di serie fantascientifiche (come SyFy)… o che, infine, giurano faville con piccole grandi serie del calibro di Childhood’s End (sempre di SyFy).

The Whispers era riuscita ad ammaliarci con la promessa di vedere trasposto a serie TV il racconto Zero Hour del celebre Ray Bradbury, scritto nel 1951 e integrato nell’antologia Illustrated Man. Girava voce che la serie TV sarebbe stata basato su tutta l’antologia, vista la sua cornice ben chiara e coerente, che vede protagonista un narratore delle storie coinvolto nella raccolta con una trama propria. La supposizione era nata poiché il pilot di The Whispers avrebbe dovuto intitolarsi The Visitor, proprio come uno dei racconti dell’antologia… ma ogni aspirazione è stata uccisa quando si è scoperto il vero titolo del primo episodio: X Marks The Spot.

In quel momento il mio cervello ha iniziato ad elaborare domande su domande. Va bene sceneggiatori, volete basare una serie TV su un racconto di Bradbury (potrei quasi volervi bene per questo)… ma come pensate di tirare avanti una intera serie tvcon una novella di un paio di pagine? Cioè, siete sicuri di avere idee sufficienti? Una base solida? Qualcosa fra le mani? Siete sicuri di voler rischiare l’ira dei bradburyani? Beh, di sicuro non erano pronti a rischiare l’approvazione del pubblico, che di fatti sta abbandonando pian piano una serie che è risultata basata su troppi pochi appigli – evidentemente c’è un motivo se certe idee vanno bene in un paio di pagine e non come base di una serie TV, che dite sceneggiatori?

In Zero Hour, la storia di Bradbury, troviamo Drill (un’entità aliena proveniente da un’altra dimensione) che prende il controllo della mente dei bambini del pianeta. Di quelli più piccoli, ancora incapaci di distinguere realtà e fantasia. Di quelli in grado di immaginare l’irreale: proprio questa capacità permetterà a Drill di arrivare sulla Terra e dare il via alla distruzione, portata avanti proprio dai bambini. Messa così sembra una scemenza, ma il racconto – anche se non uno dei miei preferiti – resta una buona idea, accattivante, rapida nello svolgimento e, soprattutto, d’effetto. Perché chi se lo aspetta che quei poveri innocui bambini soggiogati da un alieno alla fin fine si riveleranno i veri (innocenti) cattivi?

The Whispers, presentata con “c’è qualcuno che sussurra ai bambini”, voleva qualificarsi come una specie di thriller psicologico con elementi da sci-horror, una roba un po’ alla Stephen King. Tuttavia, temo che le attese iniziali siano state deluse. La storia si basa infatti su bambini non in grado di controllarsi, in preda a strani atteggiamenti, mentre psicologi e agenti dell’immancabile e sempre impiccione FBI (come ci insegnano Mulder & Skully: «dove c’è un mistero, c’è l’FBI») sono confusi dagli strani accadimenti.

Di per sé, la trama non è neanche malaccio. Voglio dire: bambini manipolati, entità aliene, adulti confusi, gente che non ricorda chi è… c’erano sono i presupposti per qualcosa di interessante, almeno per il pubblico generalista. Quello che è certo, è che per andare avanti la serie ha dovuto necessariamente scostarsi da Zero Hour – e iniziare ad inventare di sana pianta. E di questo distacco cosa dire? Traumatico, se ami Bradbury.