REALTÀ ALTERNATIVE ORIGINALI E AFFASCINANTI IN UNA UNA LETTURA AVVINCENTE E PIACEVOLE, CHE PUNTA TUTTO SULLA VELOCITÀ E SULLE SEQUENZE D’AZIONE.
Il dottor Grant McKay ha svelato i segreti della Black Science. Ora è venuto il momento di testare la sua creazione, il Pilastro. Insieme alla sua squadra di scienziati e ai suoi due figli intraprende un viaggio tra le molteplici dimensioni che, come gli strati di una cipolla, compongono l’Ogniverso. Qualcosa peròva storto: i salti da una dimensione all’altra diventano casuali, impedendo agli scienziati di tornare a casa. Nei protagonisti, catapultati da una realtà ostile all’altra, crescono la paura, l’insicurezza ed i dubbi. L’incertezza della loro situazione li porterà a confrontarsi con le conseguenze etiche e morali delle loro azioni.
Asso nella manica di Black Science è la fantasia dello scrittore Rick Remender che si immagina realtà alternative originali e affascinanti: pesci e rane umanoidi, nativi americani tecnologicamente avanzati che combattono contro soldati tedeschi usciti direttamente dalla seconda guerra mondiale… I disegni dell’italiano Matteo Scalera valorizzano queste interessanti idee e, con il loro stile rapido e spigoloso, assecondano il ritmo incalzante della narrazione.
In questo primo volume non ci sono tempi morti: ad azione segue reazione e non c’è tempo per prendere fiato. Non mancano nemmeno i colpi di scena, tanto che l’albo si conclude con un imprevisto sconvolgimento dell’assetto narrativo.
Se il design delle creature aliene e i colori di Dean White hanno giocato un ruolo fondamentale nella creazione degli universi stranianti, ai disegni di Scalera va anche il merito di aver conferito più spessore ai personaggi con un’ampia gamma di espressioni facciali.
Il punto di forza di Black Science è anche il suo difetto, perché si punta tutto sulla velocità e sulle sequenze d’azione, mentre la caratterizzazione dei personaggi è deboluccia.
Ci troviamo di fronte a individui stereotipati ed emotivamente poco coinvolgenti. C’èil collega fedele, il traditore, l’amante, la figlia adolescente in conflitto con il padre… L’unico con una personalità più complessa è Grant McKay, che con il suo miscuglio di arroganza ed egocentrismo assomiglia più ad un villain che ad un eroe. È la sua ambiguità a renderlo interessante e fulcro di una più ampia riflessione morale sui limiti della scienza e dell’uomo.
Se il primo numero è incentrato sulla figura di Grant, con i suoi successi e insuccessi lavorativi oltre che famigliari, non è da escludere che nei prossimi numeri venga invece dato più spazio ad altri personaggi, dotandoli così di una piùspiccata personalità. Lo sapremo solo a ottobre, quando uscirà il secondo volume.
Muovere critiche a Black Science è un po’ come cercare il pelo nell’uovo, perché rimane una lettura avvincente e piacevole, che, per usare le parole di Benjamin Bailey, «…dà la sensazione di un capolavoro perduto dell’epoca dei pulp, di un consunto romanzo di fantascienza ritrovato sugli scaffali odorosi di muffa di una libreria dell’usato».