DIFFICILE DIRE COSA SIA ANDATO STORTO CON QUESTO PRIMO NUMERO, C’È SEMPRE LA SPERANZA DI UN MIGLIORAMENTO CON IL SECONDO VOLUME.
«Mi chiamo Dayoung Johansson. Ho quindici anni e sono una poliziotta che viene dal futuro. Sto tornando indietro nel tempo per salvare il mondo. Spero solo che non sia troppo tardi.»
Il primo volume di Rocket Girl procede alla stessa velocità con cui la giovane protagonista precipita dal cielo, jet pack in spalla, dopo aver infranto le leggi del tempo.
La sceneggiatura di Brandon Montclare parte da premesse interessanti. Dayoung Johansson viene dal 2013, un futuro in cui ragazze e ragazzi sono gravati fin dall’adolescenza da quelle responsabilità comunemente attribuite all’età adulta. È un mondo in cui «…non ci si può fidare di chi ha più di trent’anni», dominato dalla megacorporazione Quintum Mechanics di cui la protagonista intende fermare l’ascesa tornando nel 1986, quando tutto ha avuto inizio.
Di materiale per un ottimo fumetto, divertente e ricco di sostanza, qui ce ne sarebbe in abbondanza, ma non ne viene fatto uso. I personaggi mancano di spessore, di conseguenza anche il loro interagire pare imposto dall’alto. È stato deciso, per esempio, che Rocket Girl e una scienziata della Quintum Mechanics devono diventare amiche ed ecco che due vignette dopo la fiducia reciproca è stabilita. Per non parlare della nonchalance con cui i newyorkesi degli anni ’80 accettano la possibilità del viaggio nel tempo…
Persino i paradossi temporali, da sempre fonte di divertimento e riflessione nelle storie di fantascienza, vengono ridotti a un paio di colpi di scena senza spessore. Montclare parte con il piede sull’acceleratore e poi non diminuisce mai il ritmo, quasi non ci fosse tempo, tra un inseguimento in volo sulla città e l’altro, per l’approfondimento. Ciò genera il difetto più fastidioso: i buchi narrativi, che qui e là solo tali da creare disorientamento.
Con una narrazione così effimera mal si conciliano i bei disegni di Amy Reeder, ricchi di dettagli e colori accesi. Nelle sue tavole velocità e movimento continuo vengono usati intelligentemente per raccontare una protagonista molto giovane, energica e impulsiva come ogni adolescente.
Difficile dire che cosa sia andato storto con Rocket Girl. Certo, c’è sempre la speranza di un miglioramento con il secondo volume, ma il rischio che questo primo numero, pur non privo di momenti riusciti, tolga la voglia di proseguire la lettura è alto.