Blog, Einstein-Rosen Café

Gabriele Dolzadelli

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Ritorna Einstein-Rosen Café. la rubrica del blog di FantascientifiCast in collaborazione con il CSU – Collettivo Scrittori Uniti: con estremo piacere vi presento l’Ospite che ci terrà compagnia oggi: Gabriele Dolzadelli.

Ciao Gabriele e benvenuto del nostro Café… raccontaci un po’ di Te: formazione, lavoro, passioni…
Ciao Omar, grazie per l’ospitalità. Che dire… Sono diplomato geometra ma dopo il praticantato ho mollato la professione finendo per fare tutt’altro. In seguito ho fatto l’assicuratore, il panettiere, il falegname… fino ad approdare definitivamente nel ramo della vendita. Insomma, un curriculum molto variegato. Ho 32 anni, sono sposato e ho una bellissima bambina di 10 mesi. La scrittura è la mia passione principale dal 2011, ma è dal 2014 che ho iniziato a pubblicare romanzi.

Il tuo rapporto con la Fantascienza come lo descriveresti?
La fantascienza mi ha formato in primis come lettore. In particolar modo i techno-thriller di Michael Crichton. Il mio primo romanzo vero e proprio è stato, infatti, Jurassic Park e ho finito per divorare tutti gli altri suoi testi (come Sfera, Preda e Micro, per citarne alcuni). Ho amato Il ciclo della Fondazione di Asimov, così come romanzi contemporanei, tra i quali Il quinto giorno di Frank Schätzing o le Cronache di Mondo9 di Dario Tonani. Come scrittore, invece, la fantascienza rappresenta solo una delle mie sfaccettature, dal momento che non bado al genere letterario quando creo una storia ma cerco solamente di raccontarla al meglio.

Autori, serie televisive e film preferiti?
Come sceneggiatori/registi in ambito cinematografico citerei dei giganti come Cristopher e Jonathan Nolan, J.J. Abrams e James Gunn. Tra le serie direi: Dark, Lost e Westworld (la prima stagione). Per i film: Matrix, Interstellar, Inception e Donnie Darko.

E il Gabriele scrittore quando e perché nasce e come si evolve?
Nasce per gioco nel 2011, scrivendo una storia a puntate per degli amici, un thriller moderno rimasto nel cassetto fino a oggi. Nel 2014 ho ripreso in mano la penna dopo una lunga esperienza nei giochi di ruolo, avviando quella che sarebbe poi diventata una saga piuttosto corposa, Jolly Roger, composta da ben cinque volumi e che mi ha tenuto impegnato fino al 2018. Una volta chiuso l’ultimo capitolo, Il piano di Archer, ho sentito la necessità di cambiare totalmente ambientazione alle mie storie, abbandonando i pirati e il Mar dei Caribi per qualcosa di diametralmente opposto. Così, dal 1670 sono passato a raccontare una storia collocata nel 2111. Lì nasce Backup.

Fra le tue opere hai un “figlio prediletto”?
Ho gli occhi a cuoricino per l’ultimo, L’uomo senza epilogo, così come li si avrebbe per un figlio appena nato, anche perché è frutto dell’esperienza accumulata e quindi la mia opera momentaneamente più matura. Inoltre è frutto di un periodo molto difficile ed è pregna di molti sentimenti che ho avuto la necessità di mettere su carta. Ma ogni romanzo porta dentro una parte di me. La saga Jolly Roger è la mia primogenita e a lei devo tutto quello che sono in ambito letterario, nonostante i suoi difetti dati dalla mia acerbità. Backup è invece, a oggi, la mia opera più sperimentale, dove ho osato di più uscendo dalla mia confort zone. Anche per questo le voglio bene e può darsi divenga un seme per un progetto molto più vasto.

Parlaci di Backup
Backup è la storia di un uomo, Paul Wagner, che ha paura del futuro e della morte. Per sfuggire a una malattia terminale che gli è stata diagnosticata, si affida a un amico che sta sperimentando una nuova tecnologia: il backup cerebrale. Tutti i dati del suo cervello vengono così memorizzati in un server per poi essere impiantati, un giorno, all’interno di un nuovo corpo artificiale. Paul riesce così a sconfiggere la morte, rinunciando però a tutti i suoi cari, a sua moglie e a suo figlio, ritrovandosi in un futuro dove in molti si approfittano della sua ingenuità e ignoranza per fargli credere ciò che vogliono. Paul si ritroverà quindi a dover far fronte a numerosi pericoli e a far luce sulle tante menzogne che gli sono state raccontate.

Come ti trovi da autore CSU (Collettivo Scrittori Uniti) e cosa pensi del loro modo di promuovere gli autori?
Nel Collettivo Scrittori Uniti ho trovato un gruppo molto affiatato e con tanta voglia di fare, a partire dai suoi fondatori e amministratori. C’è voglia di mettersi in gioco e molta generosità. Trovo sia una bella opportunità su più fronti. Da una parte permette ad autori self o che pubblicano con piccole case editrici di essere presenti in importanti fiere nazionali (io stesso ho potuto presenziare al Salone Internazione del Libro di Torino per la prima volta con la saga Jolly Roger). Dall’altra è una bella occasione di confronto e di crescita, attraverso lo scambio di esperienza e alle amicizie che si possono instaurare.

Torniamo a Gabriele, progetti per il futuro? Sogni nel cassetto?
Attualmente sto cercando casa per un thriller ultimato da tempo e ne sto scrivendo un altro che ha a che fare con il mondo della musica. Sto anche progettando il secondo volume del Backup Project (quindi ancora fantascienza) e sto lavorando anche a qualcosa di importante che sta bollendo in pentola, di cui però non dico ancora nulla.

One more thing?
Beh, se siete curiosi in merito alla mia ultima storia, mercoledì 3 febbraio, alle 21:00, sarò in diretta sulla pagina della Mondadori Bookstore di Imperia. Per il resto, viva i libri e viva le belle storie. Un abbraccio e grazie ancora!