L’HUGO È UN PREMIO LETTERARIO ASSEGNATO OGNI ANNO DALLA WORLD SCIENCE FICTION SOCIETY NEL CORSO DELLA WORLDCON: ECCO LE VINCITRICI DELL’EDIZIONE 2021.
L’Hugo è un premio letterario assegnato ogni anno dalla World Science Fiction Society nel corso della Worldcon, la convention di fantascienza più longeva del mondo. Si tratta di uno dei più importanti premi dedicati al nostro genere preferito e vale la pena dare un’occhiata alla lista delle opere che hanno vinto nelle categorie letterarie, per provare a capire dove stia andando la letteratura fantascientifica.
La prima cosa che salta all’occhio è la prevalenza delle donne: segno che ormai sono riuscite a farsi valere in un genere, fino a poco tempo fa, a prevalenza maschile. Si nota anche una certa tendenza a contaminare la fantascienza con il fantasy. Almeno un paio di titoli hanno, inoltre, a che fare con tematiche LGBT, confermando l’attenzione al tema nella fantascienza e nel fantasy recenti più che in altri generi.
Infine, è evidente come quasi nessuna delle opere vincitrici sia stata pubblicata in Italia al momento. D’altra parte, da noi, entrare in libreria e sbirciare negli scaffali di fantascienza significa spesso trovarsi immersi nelle ristampe (anche se qualche segno di miglioramento negli ultimi anni c’è).
Da mettere in evidenza per l’Italia, la candidatura del bravissimo Maurizio Manzieri nella categoria “migliori artisti”. Purtroppo, il premio è stato vinto dall’australiana Rovina Cai, ma rimane una bella affermazione internazionale per un grande artista italiano. Segnalo anche la vittoria, fra le serie televisive, di The Good Place, bellissima, profonda e ironica: se non l’avete vista recuperatela.
Andiamo ora a vedere chi ha vinto nelle categorie principali.
Il premio per il “miglior romanzo” è andato a Network Effect di Martha Wells. Il romanzo fa parte della serie The Murderbot Diaries che, a sua volta, ha vinto nella categoria “miglior serie”. Il primo volume di questo ciclo è disponibile in Italia come Murderbot. I diari della macchina assassina, edito da Mondadori, e contiene quattro romanzi brevi. Il Murderbot del titolo è un androide di sorveglianza che riesce ad hackerare il proprio sistema operativo e a guadagnare così il libero arbitrio. La storia viene descritta come divertente e piena di azione. Io ancora non l’ho letto, ma rimedierò al più presto. Da notare che, anche se il nome di Martha Wells potrà sembrare nuovo a molti lettori italiani, la lista delle sue opere è molto ricca. Le più vecchie risalgono agli anni ’90. Di questa produzione ben poco è arrivato in Italia: un romanzo della saga estesa di Star Wars, intitolato Sul filo del rasoio e ormai non più canonico, e Il potere del fuoco, storia fantasy edita dalla Fantacollana Nord. Una curiosità: Wells ha scritto anche due romanzi ambientati nell’universo Stargate Atlantis e un racconto della serie Stargate SG-1. Fra i candidati al miglior romanzo segnalo Piranesi di Susanna Clarke, libro molto bello che ho letto di recente e di cui, prima o poi, spero di parlarvi più approfonditamente.
Il premio per il “miglior romanzo breve” va invece a The Empress of Salt and Fortune di Nghi Vo. Nonostante il nome esotico, si tratta di un’autrice nata e cresciuta nell’Illinois. La novella fa parte del The Singing Hills Cycle. Da quello che si legge nella quarta di copertina, è una storia high fantasy dall’impronta femminista ma anche un atto d’accusa contro la monarchia, ambientata di un mondo che ricorda la Cina imperiale. La carriera di Nghi Vo è ancora agli inizi: The Empress of Salt and Fortune è stato il suo romanzo d’esordio, pubblicato nel 2020. Si tratta, dunque, di un nome da tenere d’occhio.
Il premio per il “miglior racconto lungo” è stato assegnato a Two Truths and a Lie di Sarah Pinsker. Questa volta il testo è già edito in Italia (Due verità e una bugia, Robot 93, Delos Books). Il racconto ha vinto in precedenza anche il premio Nebula e parte da uno spunto molto interessante: Stella, per fare uno scherzo a un amico d’infanzia, gli chiede se ricorda quando da piccoli parteciparono a un inquietante programma televisivo. Lo scherzo si trasforma in un mistero: non solo lui, ma anche la madre di Stella lo ricordano per davvero. Solo Stella non ne serba memoria. E più lei indaga sul programma, più il mistero si infittisce. Trama che suona dickiana e che fa venire voglia di leggere il racconto.
La categoria “miglior racconto breve” è stata vinta da Metal Like Blood in the Dark di T. Kingfisher. Il racconto è una riscrittura in chiave fantascientifica della favola di Hansel e Gretel, e ha per protagonisti due intelligenze Artificiali chiamate Brother e Sister. Se siete curiosi e avete confidenza con l’inglese potete leggere il racconto qui. T. Kingfisher è lo pseudonimo di Ursula Vernon e, anche in questo caso, vanta una produzione molto vasta: diversi romanzi che formano due serie, Clocktaur war e Saint of steel, molti romanzi brevi, racconti lunghi e raccolte di racconti. Ma ancora una volta in italiano non è stato ancora tradotto nulla.
Chiudiamo con la categoria “miglior esordiente”, vinto da Emily Tesh. La sua prima opera è una “dualogia” e intitolata Greenhollow. L’opera è formata da due romanzi brevi, Silver in the Wood e Drowned Country, e racconta di un uomo selvaggio, Tobias, che vive nella quiete del bosco di Greenhollow. Quando la zona vicina viene acquistata da un nuovo proprietario, Tobias deve fare i conti con i segreti del proprio passato e con la magia verde dei boschi. Nel 2022 è previsto il suo primo romanzo Some Desperate Glory.