OSPITE DEL NOSTRO CAFÉ OLOGRAFICO: MARCO PASSARELLO.
Ritorna la nostra rubrica Einstein-Rosen Café. In compagnia di Veruska Sabucco e Angelo Frascella, abbiamo il piacere di avere ospite del nostro locale olografico un gradito ritorno: Marco Passarello, curatore dell’antologia Fanta-Scienza 2 pubblicata da Delos Digital.
Fanta-Scienza 2, come da titolo, è la seconda antologia curata da Passarello dedicata al rapporto tra la scienza e la fantascienza. Entrambe le opere sono strutturate con una intervista ad un/a ricercatore dell’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT), a cui fa seguito un racconto che esplora le possibilità fantascientifiche della disciplina scientifica di cui il ricercatore di occupa.
Da profana della quasi totalità delle materie in questione, ho trovato le interviste estremamente chiare, comprensibili e molto interessanti. Come già nota Passarello nell’introduzione all’opera, trapelano dal testo l’entusiasmo dei ricercatori e delle ricercatrici e la loro capacità di divulgazione.
Il rischio, di fronte a racconti così legati a spunti scientifici, era di trovare qualcosa di estremamente didascalico, un po’ come in certa fantascienza didattica sovietica. In realtà i racconti riescono ad evitare paternalismi e quelli che vengono chiamati colloquialmente “spiegoni”; anzi è notevole come lo spunto scientifico resti, appunto, un trampolino di lancio per esplorazioni di possibilità e problematicità proprie delle varie discipline.
Sicuramente, gli spunti fantascientifici offerti sono molti (per quanto, si potrebbe dire, già quello che è stato realizzato stupisce e sembra spesso fantascienza); gli autori e le autrici dei racconti esplorano di volta in volta le problematiche sentimentali, generazionali, etiche, ambientali, evidenziando criticità e risorse del futuro che ci potrebbe attendere.
Il nostro rapporto con l’ambiente e le forme di vita che ci circondano è un tema molto sentito in almeno due dei racconti, Conservare e tramandare di Clelia Farris, che prende spunto dall’intervista ad Arianna Traviglia, coordinatrice del Centro per la Tecnologia del Patrimonio Culturale e Zero Emission di Fabio Aloisio, che si ispira all’intervista a Fabrizio Pirri, che si occupa di sostenibilità e transizione energetica all’IIT.
Come la scienza può supportare le persone con disabilità fisiche o psichiche e sensoriali è una domanda al centro di altri due racconti: Ti presto gli occhi, di Lukha B. Kremo, ispirato all’intervista a Monica Gori, direttrice del laboratorio dell’IIT di Genova dedicato alle persone con difetti della vista e Manoscritto trovato in una pastiglia di Dario De Marco, che prende spunto da quanto spiega Laura Cancedda, ricercatrice impegnata su neurosviluppo e malattie.
Le interviste (ed i racconti) sono nove tra cui, in apertura, uno del celeberrimo Bruce Sterling che ha espressamente richiesto di poter partecipare all’antologia.
[Veruska] Marco, leggiamo nell’introduzione all’antologia che lo stesso Bruce Sterling ha chiesto di partecipare ad una seconda antologia e che questo ti ha spinto a curare Fanta-Scienza 2. Come mai, possiamo chiederti, dopo Fanta-Scienza non eri inizialmente interessato a proseguire nel progetto? L’impegno è stato molto, ma indubbiamente il risultato è valso la candela, quantomeno in termini qualitativi.
Il primo libro mi aveva richiesto uno sforzo molto grande. Debuttavo come curatore e mi sono praticamente insegnato il mestiere da solo. Ho attraversato tutta una serie di fermate e ripartenze cercando di trovare un editore per il progetto, lavorando per buona parte del tempo senza essere certo che il tutto sarebbe stato pubblicato da qualcuno.
Tutta la fase finale e più concitata si è svolta proprio quando ero appena stato assunto come giornalista RAI, e quindi avevo bisogno di dedicare buona parte delle mie energie a un lavoro nuovo e impegnativo. Alla fine sono rimasto molto soddisfatto del risultato, ma ero anche estenuato: dall’idea iniziale alla sua realizzazione erano trascorsi cinque anni, in cui avevo dedicato al progetto buona parte delle mie energie creative. Desideravo lasciarmi tutto alle spalle e dedicarmi a qualcosa di più personale invece che a un lavoro collettivo. Inoltre mi sembrava difficile poter far meglio che con Fanta-Scienza, temevo che lo sforzo non sarebbe stato all’altezza del risultato.
Poi, come avete detto, a farmi cambiare idea è arrivata la proposta di Sterling, e ora posso dire di non essere pentito di avere accettato la sfida: non solo Fanta-Scienza 2 mi sembra anche più riuscito dell’originale ma, avendo sviluppato un metodo di lavoro, realizzare il libro è stato molto più facile. In pratica la lavorazione ha richiesto solo 6 mesi.
[Angelo] I racconti del libro sono basati su ricerche scientifiche reali e in questo modo si esalta l’aspetto più speculativo della Fantascienza. Guardando i risultati dei premi più famosi, come gli Hugo e i Nebula, sembra esserci sempre più una spinta alla commistione col fantasy, se non verso il fantasy puro. Condividi questa impressione e se sì, questo è sintomo di una involuzione di una società che ha sempre meno fiducia nella scienza o è dovuto ad altro?
Sì, condivido questa impressione, e non ne sono felice. Non ho nulla contro le contaminazioni; adoro, per esempio, il mix di fantascienza, horror soprannaturale e spionaggio della serie della “Lavanderia” di Charles Stross. Tuttavia ritengo che per poter parlare di fantascienza sia necessario un quid, una visione scientifica della realtà, anche quando si affrontano temi che sconfinano nel fantasy. E temo che in alcune delle opere premiate ultimamente questo quid sia carente.
Io penso che il motivo principale di questa virata verso il fantasy sia che la fantascienza si è evoluta diventando un genere per iniziati, un po’ come è successo alla musica colta e all’arte contemporanea. In questi settori gli artisti producono opere che hanno senso per loro e per pochi appassionati ma che una persona comune a volte non riesce neppure a riconoscere come arte o musica. Vale un po’, sebbene in misura minore, anche per la fantascienza.
Le opere di oggi spesso possono essere apprezzate solo da chi ha già una buona conoscenza del genere. Date a una persona completamente digiuna di fantascienza un romanzo di Greg Egan, Alastair Reynolds, o Walter Jon Williams, per fare i primi esempi che mi vengono in mente, e non ci capirà nulla, è roba troppo lontana dalla sua esperienza di lettore. Per questo il grande pubblico finisce per rivolgersi ai classici di mezzo secolo fa, oppure a opere che di fantascienza hanno solo l’esteriorità ma in pratica sono fantasy.
Sottolineo che la mia non è una critica, non credo che la fantascienza abbia il dovere di semplificarsi; però è un dato di fatto.
Credo però che anche voi abbiate ragione. È innegabile che attraversiamo un’epoca in cui è molto diffusa la sfiducia verso la scienza. È questo sicuramente costituisce un ostacolo per quella che io ritengo sia l’autentica fantascienza, quella che ha radici nella scienza reale.
[Angelo] Nell’introduzione al primo volume raccontavi come fosse stato difficile reclutare autori per la sua idea, e di come molti avessero rifiutato per il paletto considerato troppo rigido. In questa seconda antologia hai avuto lo stesso problema? (ovviamente escludendo quegli autori che già erano presenti nella prima antologia e Bruce Sterling che si era autocandidato).
Beh, tolti gli autori già presenti e le autocandidature, mi restavano solo due posti da riempire, quindi non è stato difficile. Mi fa piacere poter dire che una persona che aveva rifiutato di partecipare al primo volume questa volta ha accettato. Ci tenevo molto, ed è anche un segno che il primo Fanta-Scienza ha fatto buona impressione.
[Veruska] Mi aggancio alla domanda di Angelo per fartene una che tocca un argomento simile: mi ha molto colpito, nei racconti, il fatto che i personaggi siano spesso italiani o che le storie siano ambientate in Italia. È stata una tua richiesta particolare agli autori, o una loro iniziativa?
No, non ho fatto questa richiesta agli autori. L’unica regola da seguire era prendere ispirazione dall’intervista del ricercatore assegnato. Personalmente mi ha sempre infastidito trovare nelle opere di produzione italiana personaggi di un’americanità del tutto stereotipata, e quando scrivo cerco di non cadere nello stesso errore. Immagino che per gli altri autori sia stato lo stesso.
[Angelo] È bastato il successo di Cixin Liu ad accendere l’interesse per la fantascienza cinese ed aprire le porte a tanti altri autori dal lontano oriente. La strada per sdoganare gli autori italiani potrebbe passare per un eventuale successo di vendite di uno scrittore italiano o andrebbe costruito con pazienza come fecero gli autori del “Gruppo 13”, negli anni Novanta, quando riuscirono a liberare il giallo italiano dalla nicchia in cui era relegato?
In realtà, anche se il successo de Il problema dei tre corpi ha indubbiamente contribuito molto, non credo basti a spiegare la diffusione della fantascienza cinese. Penso che sia dovuta anche al fatto che il governo cinese fa molto per promuovere e anche sovvenzionare la traduzione all’estero dei suoi scrittori. In questo non c’è nulla di male, è normale che uno Stato faccia il possibile per diffondere la propria cultura (semmai siamo noi italiani che non lo facciamo abbastanza!), però questo ha effetti paradossali. Se case editrici specializzate come Future Fiction effettuano una buona selezione, in alcuni casi ho trovato deludente il materiale fantascientifico cinese pubblicato da case editrici generaliste.
Nonostante il risalto avuto su quotidiani e riviste letterarie, lo considero di qualità francamente inferiore a quanto producono gli autori italiani, che invece vengono sistematicamente ignorati.
Mi chiedete se sia possibile far emergere gli autori fantascientifici italiani. È difficile. Io credo che esista un pubblico potenziale. Esiste ancora una domanda di fantascienza, lo dimostra il successo di collane come Oscar Draghi, o quello che hanno anche in Italia serie TV autenticamente fantascientifiche come Black Mirror o Westworld. E questa domanda potrebbe sicuramente accogliere anche fantascienza italiana, se proposta con i dovuti mezzi. Ma chi dovrebbe proporla? Non esistono più medi editori specializzati in fantascienza come Nord e Fanucci (che peraltro, anche ai tempi d’oro, di fantascienza italiana ne pubblicarono poca). Quanto agli editori non specializzati, il disinteresse è totale.
L’ho sperimentato io stesso con Fanta-Scienza 2: proponevo un libro il cui predecessore aveva venduto discretamente, rispetto ai mezzi con cui era stato promosso; che aveva già una sua piccola fanbase; che poteva contare sugli scienziati dell’Istituto Italiano di Tecnologia per la promozione; e che aveva già destato l’interesse di testate nazionali come Wired; insomma con diversi elementi che, al di là del valore del libro in sé, potevano servire per costruire un successo commerciale, se ben sfruttati. Eppure tutti i miei approcci al di fuori dell’ambiente fantascientifico sono caduti nel vuoto.
Io temo che l’unica possibilità di salvezza possa venire dall’estero: se Netflix per qualche motivo decidesse di produrre una serie di fantascienza tratta da un autore italiano, e questa avesse successo; o se per qualche motivo un autore italiano venisse tradotto negli Stati Uniti e vendesse molto; allora sono certo che gli editori farebbero a gara nel cercare fantascienza italiana da pubblicare. Del resto, anche con Elena Ferrante abbiamo dovuto attendere che avesse successo negli USA per accorgerci davvero di lei.
[Veruska] Sempre parlando delle varie difficoltà del mondo editoriale, al momento anche editori internazionali molto potenti selezionano cosa pubblicare in base a parametri come «quanti like ha sui social?» o «conosce influencer?». In pratica, ad opere di qualità ottima ma con poco seguito sui social network vengono preferite opere che possano garantire una fanbase agguerrita dell’autore o dell’autrice. In una conversazione privata abbiamo toccato molto rapidamente questo tema e vorrei tornarci con te: questa antologia, a mio avviso, è nettamente superiore a tante opere pubblicate e accolte con grandi entusiasmi e fuochi d’artificio, eppure è rimasta “di nicchia”, nonostante tra l’altro porti nomi famosi a livello nazionale ed internazionale. Temo che anche questo, forse, all’inizio non ti abbia immediatamente motivato a curare Fanta-Scienza 2. Vedi un futuro in cui si uscirà da questa dinamica?
Innanzitutto ti ringrazio per il giudizio.
Trovo difficile che se ne possa uscire in tempi brevi. Ormai l’editoria si è completamente trasformata da impresa culturale (in cui lo scopo era promuovere una certa visione del mondo, e le vendite erano il mezzo per ottenere lo scopo) a impresa commerciale (in cui il profitto è l’obiettivo primario, e si pubblica solo ciò che consente di ottenerlo). Non vedo possibilità che le cose cambino in fretta, quindi penso che l’unico modo di farcela sia imparare a combattere con le stesse armi, e a promuovere le proprie opere in modo da renderle appetibili. Ho sperimentato in prima persona quanto sia difficile, ma non vedo altra via.
Da questo punto di vista, ho una critica da fare agli autori di fantascienza italiani che, salvo rare eccezioni, sono limitati al ristrettissimo orizzonte della nicchia fantascientifica: le solite piccole case editrici, i soliti premi di settore; ignorano totalmente tutto ciò che accade nel campo dell’editoria mainstream. Se gli nomini Elena Ferrante, Giulio Mozzi, Vanni Santoni, cadono dalle nuvole.
Occorre invece puntare a uscire dalla nicchia. Pensare a modi per rendere appetibili le proprie opere anche al di fuori. Ammetto finora di non esserci riuscito, ma cercherò di imparare dagli errori del passato, invece che arrendermi.
[Veruska] Dopo Sterling, c’è un nome che, proponendosi, potrebbe convincerti a curare un Fanta-Scienza 3? In generale, a chi ha apprezzato le due antologie, che opere consiglieresti di leggere?
In realtà non ho alcun bisogno di essere convinto! Come ho detto prima, produrre Fanta-Scienza 2 mi è costato molta meno fatica del primo volume. Ho già ricevuto qualche richiesta di autori che vogliono partecipare al prossimo volume, il che dimostra che le persone danno già per scontato che ci sarà. E ho persino un altro scrittore statunitense che, almeno a parole, si è detto disponibile a partecipare. Quindi penso che, sì, ci sarà un Fanta-Scienza 3. Non intendo però cominciare a pensarci prima del 2024.
Mi piacerebbe in qualche modo cambiare la formula per tenere vivo l’interesse, però non vorrei rompere un meccanismo che funziona bene. E forse non lo intitolerò Fanta-Scienza 3: il secondo volume ha venduto meno del primo, e ho l’impressione che i lettori istintivamente siano restii a compare un libro che sembra il seguito di qualcos’altro (anche se in questo caso i libri sono del tutto indipendenti). A chi ha apprezzato i due volumi di Fanta-Scienza consiglierei i due volumi pubblicati 2 anni fa da 451, Improvvisazioni a cura di Gideon Lichfield, e Relazioni a cura di Sheila Williams: sono due antologie di racconti edite originariamente dall’MIT di Boston, e quindi un altro esempio di fantascienza nata sotto l’egida di un ente di ricerca. Se leggono in inglese consiglierei anche Hieroglyph a cura di Neal Stephenson, l’antologia che è stata la prima ispirazione per Fanta-Scienza.
[Veruska] C’è qualcosa che vorresti assolutamente dire e non ti abbiamo chiesto? (Come si diceva a scuola, «la domanda a piacere»).
Tre cose, in realtà.
Per cominciare vorrei fare un annuncio, sperando che non sia prematuro. Attualmente è in lavorazione un podcast che permetterà di ascoltare le voci degli scienziati e anche la riduzione in formato audio dei racconti, interpretati da attori professionisti. Non sono assolutamente in grado di annunciare una scadenza, ma spero che la cosa andrà in porto e sarà possibile portare Fanta-Scienza 2 in un formato potenzialmente a larghissima diffusione come il podcast. In secondo luogo vorrei cogliere l’occasione per ringraziare Bruce Sterling per tutto l’appoggio che ci ha dato promuovendo il libro. Bruce ha sottolineato più volte, nel corso delle presentazioni, che ritiene non si faccia abbastanza per far conoscere il lavoro degli scienziati, e che per questo ci vorrebbero più libri come Fanta-Scienza. Spero che ce ne saranno.
Infine, vorrei ricordare che Fanta-Scienza 2 ha ricevuto cinque nomination al Premio Italia. Faccio appello al voto dei vostri lettori perché si trasformino nel maggior numero possibile di premi effettivi!
Fanta-Scienza 2 è candidata al Premio Italia, così come Marco Passarello nelle categorie: “curatori”, “traduttori” (per la traduzione del racconto di Sterling presente nell’antologia) e soprattutto come autore del miglior racconto professionale OUIJA (sempre presente in Fanta-Scienza 2). Nella stessa categoria è candidata anche Clelia Farris, con Conservare e tramandare, ancora da Fanta-Scienza 2. FantascientifiCast è canditato nella categoria “rivista o sito web non professionale”.
Marco Passarello
Laureato in ingegneria aeronautica al Politecnico di Milano, la sua attività professionale principale è quella di giornalista RAI. Ha lavorato nelle redazioni di Computer Idea e ComputerBild e ha collaborato con l’inserto settimanale Nòva 24 de Il Sole 24 Ore, con il magazine Rolling Stone e con Repubblica Sera. Soprattutto, per quanto ci riguarda, ha collaborato per più di 20 anni con la collana Urania Mondadori. Al suo attivo ha la pubblicazione di molti racconti in riviste, fanzine e antologie dedicate alla fantascienza. Qui trovate l’intervista a Marco Passarello dove ci parla della prima antologia Fanta-Scienza.