UN ROMANZO DISTURBANTE, NON ADATTO A TUTTI I LETTORI, MA SICURAMENTE INTERESSANTE, CHE POSSIAMO ACCOSTARE AI ROMANZI POST-APOCALITTICI PIÙ DISPERATI.
Il nostro immaginario fantascientifico è monopolizzato da film e romanzi anglosassoni. Negli ultimi anni però è diventato più facile allargare lo sguardo sulla fantascienza di altri paesi grazie a editori intraprendenti che provano ad allargare lo sguardo oltre i soliti recinti.
Uno di questi è ADD Editore che ha nel suo catalogo diversi libri asiatici di fantascienza, quali Pechino piegevole di Hao Jingfang, L’origine delle specie di Kim Bo-young, Membrana di Chi Ta-wei, e Oceano rosso di Han Song. Abbiamo letto per voi quest’ultimo.
Han Song è sia scrittore che giornalista e descrive se stesso come “convinto nazionalista del cuore”. Per questo Song nelle sue opere spesso critica il desiderio delle Cina di occidentalizzarsi il più velocemente possibile. Lo sviluppo accelerato, secondo lui, non è in accordo con i valori fondamentali dell’Asia. Uno dei suoi argomenti preferiti, dunque, è la satira dello stato cinese e, per questo motivo, molti dei suoi libri in patria sono stati vittime dalla censura. Proprio la satira mi sembra una delle chiavi per provare a capire quello strano romanzo che è Oceano rosso.
Cominciamo col dire che il libro si divide in due parti. La prima occupa circa due terzi del volume e si intitola Il nostro presente. L’ambientazione è molto particolare: un mondo sottomarino, in cui, però, l’acqua è colorata di rosso e frammenti di metallo vagano per il mare bruciando ciò che incontrano. La specie umana si è adattata (o forse è stata genericamente modificata) per vivere in quest’ambiente grazie a branchie, pinne e piedi e mani palmate, ed è riuscita a sfuggire così al disastro, probabilmente una guerra nucleare, che ha devastato la superficie.
Questo adattamento, però, non deve essere avvenuto da molto tempo. Lo capiamo quando nasce Stellamarina, il protagonista del romanzo. La madre, infatti, tira un sospiro di sollievo nel vedere che ha le branchie e le dita palmate e che quindi c’è una buona probabilità che sopravviva. L’umanità è divisa in tribù spesso molto diverse fra loro: ci sono uomini argentati, tribù in cui membri sono completamente calvi e altre, rare, in cui le donne hanno lunghi capelli, e così via. La vera particolarità del romanzo però è nell’atmosfera che vi si respira: disperata, inumana, efferata e nichilista. Il comportamento di questi eredi dell’umanità è guidato più dall’istinto che intelligenza, e privo di qualunque etica e senso morale. Le donne hanno un numero enorme di figli e questi, raggiunta la maturità sessuale, si accoppiano fra loro: fratelli con le sorelle, o con la stessa madre. I figli maschi sono disposti persino a uccidere i fratelli per accaparrarsi i favori sessuali della sorella più attraente. Ma, come vedremo fra poco, l’incesto non è né l’unico né il peggiore dei tabù che questi esseri infrangono. Inoltre, hanno una memoria tutt’altro che efficiente a causa dell’alta pressione dell’acqua e sembrano vivere in un eterno presente, incapaci di ricordare bene il passato, ma anche di proiettarsi nel futuro.
Fa eccezioni il protagonista che, almeno all’inizio, è diverso dagli altri suoi simili. Stellamarina, infatti, ricorda tutto sin dalla nascita e si pone, nella prima parte del romanzo, parecchi interrogativi morali che gli rendono difficile capire il mondo attorno a lui. Questi dubbi, però, sono destinati a cadere uno dopo l’altro, fino a quando Stellamarina non sarà diventato più lucidamente spietato dei suoi compagni. Una serie di eventi nefasti, infatti, lo porterà, ancora giovane e ingenuo, a compiere un viaggio disperato lontano dal suo luogo di nascita e a incontrare situazioni sempre più estreme, fino a quando non si imbatterà in Mangiacarogne e diverrà parte della sua insolita tribù. Questo gruppo, infatti, di cui fanno parte i superstiti di tribù diverse, ha due caratteristiche peculiari: è composto solo da esemplari di sesso maschile e pratica il cannibalismo. È in corso una grande carestia oceanica e il modo escogitato da Mangiacarogne per salvare se stesso e i suoi seguaci è quello di attaccare gli estranei e nutrirsi di loro.
Se all’inizio l’alibi è la fame, quando la carestia sarà finita riprenderanno a nutrirsi di loro simili per il solo gusto e, sotto la guida di Stellamarina, arriveranno a fondare una civiltà basata sull’ingravidare donne solo per poter mangiare i loro bambini. Nella tribù cannibale, infatti, la considerazione per le donne e bassissima e il trattamento riservato loro è terribile: oggetti di piacere da uccidere in modo truce dopo l’atto sessuale nella prima fase, riproduttrici che devono fornire come cibo i propri figli nella cosiddetta civiltà. D’altra parte, come verrà rivelato dall’unico essere dotato della memoria degli antichi fatti, «il significato originale della civiltà era proprio legato al cannibalismo».
Come capite si tratta di un romanzo disturbante, non adatto a tutti i lettori, ma sicuramente interessante, che possiamo accostare ai romanzi post-apocalittici più disperati.
Accanto a questo aspetto truce, vi è un’altra anima, più magica e misteriosa e questo contribuisce a rendere più complesso il testo e ad aumentarne le possibili interpretazioni. Nel corso della narrazione ci si trova di fronte a eventi sovrannaturali che sono però vissuti dai personaggi con la massima naturalezza. Il confine lontano dell’Oceano, per esempio, si presenta come «una sorta di immenso, sconfinato sipario vermiglio» che sembra talvolta aprirsi per sputare fuori esseri e visioni, come se l’oceano volesse comunicare con i suoi abitanti. Alcuni personaggi nel momento della morte scompaiono o si trasformano in spiriti o si fondono con piante pericolose e carnivore pur mantenendo la loro individualità. Visioni fugaci degli uomini della terraferma che nuotano con mute e bombole si sovrappongono all’improvviso alla realtà circostante. E così via.
Questo aspetto “magico” si accentua nella seconda parte, che si intitola Il nostro passato, costituita di una serie di racconti sconnessi e spesso incoerenti fra loro, ma ambientati sempre in un oceano rosso. L’atmosfera diventa più rarefatta, l’attenzione al dettaglio torbido quasi scompare. Questi racconti sembrano più favole, ma condividono col romanzo una visione nichilista e pessimista.
Ognuno di essi ha a che fare col passato. In uno si raccontano leggende sui primi uomini che si sono trasferiti negli abissi. In un altro il protagonista cerca l’oceano blu del tempo che fu. In un altro ancora gli uomini acquatici si trovano a interagire con i terrestri del passato nella visione di un castello che è nel mare, per i primi, sulla terraferma, per i secondi. E così via. In questi racconti si suggerisce l’esistenza di universi paralleli e, come in un eterno ritorno, molto spesso si arriva a un’apocalisse che cancella il genere umano per poi ritrovarsi in un nuovo oceano rosso nel racconto successivo.
Nel confronto fra passato e presente, l’autore sembra suggerire che una situazione felice e armonica è possibile solo in assenza di consapevolezza. Appena qualcosa giunge a turbare questo instabile equilibrio gli istinti peggiori dell’essere umano sono destinati a venir fuori e a spingere l’umanità verso il baratro. Significativo, in questo senso, è il racconto in cui viene ritrovato un vecchio telescopio che si prolunga fin oltre la superficie delle acque e permette di vedere la Luna. La scoperta, invece di stimolare il desiderio di capire il mondo e l’universo, rompe un’armonia dovuta alla stasi e alla mancanza di stimoli scatenando terribili lotte.
Come vi dicevo all’inizio, mi sembra che la chiave di lettura principale di quest’opera debba essere la satira. L’indugiare sul tema del cannibalismo, secondo la nota delle traduttrici, fa riferimento al libro Diario di un pazzo di Lu Xun, dove il cannibalismo è metafora dei valori fittizi della società che «divorano l’individualità delle persone».
Io, però, vorrei proporre un’altra interpretazione. Il giornalista e romanziere cinese Zheng Yi nel suo libro Scarlet Memorial fornisce un resoconto ben documentato dei casi di cannibalismo verificatisi nella provincia sudoccidentale del Guanxi durante la rivoluzione culturale. Questi atti atroci si verificarono dapprima fra il 1959 e il 1961, durante le Grande Carestia dovuta al Balzo in Avanti: il piano di riforma economica e sociale per trasformare la Cina in una nazione industriale. Più avanti, però, il fenomeno si manifestò in maniera più rituale e fine a se stessa. E non parliamo di pochi casi isolati: il numero di vittime sarebbe almeno 127, ma alcuni rapporti parlano di 421 vittime. Migliaia di persone avrebbero preso parte a questi “pasti”.
Nel romanzo sembrano essere ripercorse entrambe le fasi: il cannibalismo inizia a causa della “carestia oceanica”, ma continua proprio per il gusto della carne umana. Come dicevo più su, Song è contrario al desiderio della Cina di occidentalizzarsi: ed eccolo quindi additare gli effetti del Balzo in Avanti sul suo paese e arrivare ad affermare addirittura che il significato della civiltà, la trasformazione voluta da Mao del suo paese, rosso come l’Oceano di questo libro, sia addirittura il cannibalismo stesso.
- Titolo: Oceano rosso di Han Song
- Editore: ADD Editore
- ISBN-13: 978-8867834174
- Formato: cartaceo / Kindle
- Prezzo: 20,90 / 3,99 €
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